Anche
stanotte, come sempre, il sonno mi ha portato
Storie
ancora inesplorate e profumi d’oriente
Mercati
e cavalli, onde e vele azzurre e candide
Donne
con occhi di mandorla e capelli di seta blu.
Venezia
dorme o forse si sta svegliando proprio ora
Senza
nessuna tregua il tempo ha cancellato il vento
Che ha
cancellato le mie orme sulla via per Khanbaliq
E
sulle mille strade che ho percorso da Bisanzio al Katai
I
sogni ancora da sognare si raccolgono in nuvole di istanti
Ma
camminano i ricordi ancora da scrivere su sentieri lontani
Ancora
più lontani delle città segrete e muraglie senza fine
Raccolti
intorno al fuoco sono soltanto ombre di ombre grigie
Ho le
mie carte da contare: spade, quadri, fiori e cuori
Ma per
quanto provi ne manca sempre qualcuna alla conta
Non so
capire se persa nel tempo o solo nel ricordo che ho
Di
sicuro so che è sempre una donna che manca all’appello
A
volte è quella di cuori di amori perduti e avventure sfumate
Altre
volte la donna di fiori si sperde nel profumo dei suoi petali
La
signora di quadri si nasconde nell’apparente sua perfezione geometrica
E’ la
morte che falcia altre vite la damigella di picche che a volte non ho
Qui
seduto alla finestra sul canale grigio che sembra marmo
Lo
stesso grigio in cielo diventa giorno e luce d’un nuovo giorno
Mi
assalgono come sempre i miei mille ricordi di genti e voci
Che
nessuno crede veri spacciandole per menzogne di un vecchio
Che
non vecchio non vuol proprio essere, sognandosi lontano
Ma
come potrei inventare senza averle viste le mille meraviglie
Di
mille diverse estati e inverni oltre i confini che ad est il sole scopre
Fiumi
di indescrivibili colori: gialli di girasoli e azzurri di piume di pavone
Sconfinate
piane che dal mare arrivano ai monti che sfondano il cielo
Come
potrei immaginare città proibite e mille concubine
Pelli
di pesca e guance di albicocca occhi di gaietto e mani di farfalla
E neri
laghi che si incendiano da soli e soli che incendiano mari azzurri
Vorrei
che foste li a vedere con i miei occhi e le mie orecchie per sentire.
Ma non
importa più, il passato è come sempre andato via
Khublai
khan è morto da tempo ed il suo impero di draghi e serpenti
Continuerà
e sopravviverà a lui e me nonostante sia incredibile
Che
tutto quello che so e veduto si possa sperdere in un solo istante
Nell’ultimo
istante dei miei occhi e del mio respiro tutto quel che so
Tutto
quello che ho imparato e conosciuto e vissuto e visto
Sfumerà
verso il cielo come il fumo dal foro della yurta
Come
fosse mai esistito e visto e vissuto ed imparato.
Sembra
incredibile a dirsi eppure è cosi che sarà, succederà così
Solo
per questo dettai le mie storie a Rustichello in cella
Non fu
per vanità o in cerca di fama o gloria che già ne avevo avute
Ma
solo perché in quella guerra a Genova pensai di perdere la vita
O di
perdere il senno in prigione che di certo è peggio
E
confondere il vero ed il possibile, il visto ed il desiderato
Cosi
dettai la mia vita come se fosse un’avventura
Così
dettai la mia avventura come se fosse una vita intera
Inseguendo
il tempo che inseguiva me per portarmi via
Cercando
sempre di sfuggire alle ombre che la notte
Rende
reali e solide, alle mani adunche della nera signora
Che mi
insegue da oltre Samarcanda fino a Rialto.