Furono giorni di venti e di furore
Vennero a me scalze verità
Come pellegrini d’autunno
Stracciate vesti e mani questuanti.
Furono
giorni di illusioni perdute
Trascinavano
anni e giorni come fardelli
Su
infinite salite, su scalinate eterne
I
passi pesanti di ataviche fatiche.
Furono giorni di rabbia e tristezza
Scardinavano certezze di
incrollabili architravi
Con tellurici movimenti annientavano
sicurezze
Lasciando nell’anima rovine senza
forma.
Ho
creduto in te come fossi mio fratello
Ho
voluto averti amico più che fratello
Che gli amici li scegli e i fratelli no
Ho
forgiato la mia anima che ti assomigliasse
O
che assomigliasse a quello che credevo fossi
Ho lasciato che il tempo mi
scolpisse di rughe
Che imbiancasse capelli e mi rubasse
la forza
Ho permesso che gli anni scorressero
senza pensarci
Credevo di avere un porto nel quale
essere al sicuro
Troppo
tardi ho scoperto che eri solo un ladro
In
ritardo ho capito che rubavi alla mia bocca
Parole
e risate, e vino e fumi, verità e promesse
E
dopo trent’anni ora so di aver perso tempo.
E so di non poter mai più ricomprare
Le notti e le donne, i viaggi e i
sogni
I progetti e le fatiche, le parole e
risate
Le illusioni e le onde, il vino e le
incazzate.
Hai rubato il mio tempo e il mio
cuore
Tenendo in segreto segreti rancori
Hai stretto la mia mano e il mio
petto
Nascondendo nelle risate roventi
dolori
Non
so perdonare, né poco né tanto
Non
resta che andare, di nuovo, nel vento
Un
passo dopo l’altro a segnare un cammino
Che
sempre più corto disegna l’arrivo
Non resta che avere un cuore più
forte
Che sappia resistere e battere
ancora
Che sappia ricordare e non farlo mai
più
E
saperlo capire se ogni tanto di sera
Davanti
a un bicchiere o ad un film in tv
All’improvviso
mi chieda dove è il mio amico.
Dove
mai sei tu sia perduto, ormai per sempre.
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